L’ottava edizione del concerto benefico Fuoco di gioia, organizzato dal Club dei 27 di Parma, si svolge per la prima volta all’aperto sul palcoscenico del Parco Ducale, teatro del Festival Verdi 2020.
Nel ringraziare gli artisti che, come al solito, partecipano in modo amichevole e gratuito alla manifestazione, il conduttore Paolo Zoppi, alias orgogliosissimo Falstaff, lancia sguardi preoccupati verso il cielo imbronciato, confidando nella clemenza di Giove pluvio la cui ira si è largamente manifestata nelle ore precedenti.
Via, quindi, senza indugio, al ricco programma che, con Donato Renzetti alla guida della Filarmonica dell’Opera Italiana Bruno Bartoletti, vede impegnati i soprani Desirée Rancatore e Alessia Panza, il mezzosoprano Sonia Ganassi, il tenore Luciano Ganci, il baritono Claudio Sgura ed il basso Marco Spotti.
Il programma, ovviamente tutto verdiano, inizia con la Sinfonia de La forza del destino i cui temi, dall’elegiaco al drammatico, sono legati da Renzetti con una lettura morbida e scorrevole che precipita poi nella velocissima stretta finale: una corsa inarrestabile verso l’inaspettato e inevitabile destino.
Marco Spotti, che apre la rassegna canora, propone con toni crudi e desolati la straziante aria di Massimiliano di Moore da I masnadieri Un giorno, tre lune or saranno.
Claudio Sgura, con timbro brunito e fraseggio nobile, interpreta poi la scena della morte di Rodrigo da Don Carlo. Ancora da Don Carlo Sonia Ganassi canta con grande lirismo l’aria di Eboli O don fatale, mente Luciano Ganci esordisce con Quando le sere al placido da Luisa Miller in cui gli accenti tesi iniziali si allargano nel luminoso ed appassionato ricordo dell’amore.
Dedicata con commozione a Giuseppe Azzali, storico Rigoletto del Club che quest’anno non c’è più, l’Ave Maria di Otello, che Desirée Rancatore, sostenuta da un’orchestra sommessa, conclude con un impalpabile filato.
Poi Spotti e Sgura propongono il bellicoso duetto tra Attila ed Ezio Tardo per gli anni e tremulo esaltando con forza i rispettivi ruoli.
Luciano Ganci canta, con voce larga, libera e luminosa, l’aria di Corrado da Il corsaro Tutto parea sorridere, seguita dalla impetuosa cabaletta Sì, del corsaro il fulmine con il trascinante acuto finale.
Paolo Zoppi presenta quindi i destinatari del ricavato del concerto di quest’anno e chiama sul palco i presidenti dell’Associazione Il colibrì, che si occupa di assistere i piccolissimi ricoverati nella Terapia intensiva neonatale dell’Azienda Ospedaliera di Parma e dell’Associazione V.A.P.A – Volontari Assistenza Pasti Anziani, che agisce a favore degli ospiti di una decina di case di riposo.
Il concerto riparte con il Preludio del terzo atto di La traviata in cui Donato Renzetti ottiene dalla F.O.I Bartoletti un suono mesto, prosciugato e quasi scarnificato.
Desirée Rancatore riveste di magia e sottile senso di mistero l’aria Sul fil d’un soffio etesio da Falstaff in cui la giovanissima Nannetta si traveste da Regina delle fate.
L’occasione è giusta per parlare della pluriennale attività del Club dei 27 nella divulgazione dell’opera ai giovanissimi a partire dall’ultimo anno dell’età prescolare, e di far conoscere il grande lavoro di Giovanna d’Arco – Fernando Zaccarini che, in collaborazione con maestre e genitori, negli ultimi anni ha organizzato, scritto e diretto come regista ben cinquantacinque rappresentazioni ispirate ai lavori verdiani coinvolgendo un gran numero di bambini e di famiglie.
L’attenzione ai giovani del Club dei 27 è confermata dall’invito sul palco di Alessia Panza, giovanissimo soprano, allieva del Conservatorio Arrigo Boito, che frequenta attualmente il Corso di Alto perfezionamento in repertorio verdiano del Teatro Regio di Parma. In questo suo importantissimo debutto, sul palco del Festival Verdi diretta da Donato Renzetti, il soprano canta con bravura e sicurezza l’aria di Amalia de I masnadieri Dall’infame banchetto io m’involai con la successiva cabaletta Carlo vive?
Claudio Sgura è un Jago tenebroso per voce e carattere, che chiude con una risata beffarda e teatrale il Credo da Otello.
Sonia Ganassi, in La luce langue, trova un fraseggio crudo, subdolo, alienato che disegna con grande efficacia la malvagità di Lady Macbeth.
L’ultimo intervento di Desirée Rancatore è la Scena della Marchesa di Un giorno di regno, composta dal recitativo Oh, non m’hanno ingannata, dalla cavatina Grave a core innamorato e dalla cabaletta Se dee cader la vedova. Con il suo timbro solare e accattivante e la sua verve il soprano disegna una figura volitiva e intrigante.
Il virile inno all’amicizia e alla lealtà Dio che nell’alma infondere da Don Carlo, interpretato da Ganci e Sgura conclude felicemente, tra tanti applausi, il concerto.
Giove pluvio è stato clemente, o, forse, Peppino…
La recensione si riferisce al concerto del 21 settembre 2020.
Patrizia Monteverdi
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