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Qualche settimana fa la città di Treviso si è vestita a festa per l’ultimo evento del Natale Rosso Rossini, cinque spettacoli organizzati dall’Associazione Lirica Trevigiana insieme a partner pubblici e privati, per celebrare il 150° anniversario della morte di Gioachino Rossini.
Nella magica atmosfera di quel gioiello che è il Teatro Comunale “Mario Del Monaco”, che ha fatto il tutto esaurito, fra stucchi affreschi e decorazioni pittoriche si è dipanato l’atto conclusivo del Galà Lirico dedicato al compositore pesarese.
Uno spettacolo di più di tre ore giocato sull’intreccio di nove differenti momenti di danza, concertati ed esibizioni vocali affidate ed eseguite magistralmente da Jessica Pratt, una delle cantanti maggiormente dotate del panorama lirico internazionale e contesa dai migliori teatri del mondo.
Jessica è una soprano di origini anglo- australiane ma italiana di elezione, perché ha scelto di viverci (a Como prima e a Fiesole adesso) e perché in Italia ha trovato le opportunità e i maestri (Gianluigi Gelmetti, Renata Scotto e oggi Lella Cuberli) per intraprendere e consolidare la carriera da belcantista.
Un percorso di ascesa verso il successo che in poco più di una decade l’ ha vista andare in scena in ben 99 produzioni di 15 paesi e in 65 diverse città, interpretando 35 differenti ruoli di cui privilegia la Lucia di Lammermoor seguita da Amina da “La Sonnombula”e poi le altre. Vi porta una fisicità morbida e burrosa tipicamente anglosassone per la quale viene scherzosamente definita dai colleghi la “Jessica Rabbit dell’Opera” ma che le permette di meglio rappresentare le eroine del melodramma del suo sempre più ampio repertorio.
Da anni infatti sorprende critici e pubblico in ruoli del belcanto tanto popolari quanto meno conosciuti o per la grande tecnica e lo stile dei ruoli rossiniani dimenticati da più di un secolo, fino a farla definire da Anthony Tommasini, il critico del New York Times, una “soprano dal suono scintillante, dal sovracuto facile e disinvolto, di agile coloratura e delicata grazia lirica” ed essere insignita con l’Oscar della Lirica l'”International Opera Award” come miglior soprano del 2016.
Viene reputata dai più la nuova stella internazionale del Belcanto ma il suo percorso anticonvenzionale, rispetto a quelli canonici, ne fa una antidiva per cultura, temperamento ed impronta da Down Under. Ha amato il canto e la musica fin da bambina perché li aveva nei cromosomi per il padre tenore che le ha consigliato fin da piccola di avviarsi allo studio non del canto ma della tromba per allenare i muscoli della respirazione.
Lo ha fatto fino a 18 anni suonando in orchestre e facendo i lavori più disparati, servire hamburger nei fast-food, lavorare il legno, vendere giornali o fare il clown alle feste dei piccoli, per pagarsi maestri lezioni o concorsi che l’hanno portata in giro per il mondo fino a farla approdare in Italia, per studiare, imparare e debuttare a 28 anni per la prima volta.
Da lì ha cominciato a calcare le scene dei più famosi teatri, dalla Fenice di Venezia alla Deutsche Oper di Berlino, dall’Opernhaus di Zurigo al Gran Teatre del Liceu di Barcellona, dal Covent Garden di Londra a Los Angeles Philharmonic, dalla Scala di Milano al S. Carlo di Napoli e l’anno scorso per la prima volta all’Opera House di Sydney, città dove è cresciuta,nello spazio dedicata al suo modello e mito, Joan Sutherland, la suprema e “virtuosistica” australiana protagonista dell’opera nel Novecento.
L’antidiva Jessica Pratt non disdegna affatto i piccoli teatri della provincia italiana che anzi ama molto per il pubblico più attento e appassionato, perché le rammentano il fortunato esordio nel ruolo di Lucia di Lammermoor portato in giro nei teatri della provincia lombarda grazie al concorso dell’AsLiCo (Associazione lirica Concertistica italiana) da lei vinto e perché a Treviso in particolare ritorna sempre volentieri per l’amicizia che la lega a Beppe Aiello che le organizzò, qualche anno fa, il primo concerto al pianoforte col maestro Michele D’Elia, per colmare un vuoto del suo costruendo calendario che di lì a poco sarebbe decollato.
E anche quest’anno non poteva certo mancare all’appuntamento conclusivo del Galà Lirico che ha avuto la direzione artistica di Giuseppe Aiello e dove si è esibita insieme ai giovani cantanti, provenienti dalla Scala di Milano, dal Rossini Opera Festivaldi Pesaro e dall’Accademia di Renato Bruson in un variopinto repertorio di arie rossiniane accompagnate dalla Filarmonica dell’Opera Italiana Bartoletti di Parma, diretta da Francesco Cilluffo.
La serata si è arricchita delle danze di tre coppie di ballerini coreografati da Massimiliano Volpini (noto per la collaborazione con Roberto Bolle) e dall’allestimento di un suggestivo Tableau Vivant, curato dalla Compagnia “Teatri35” di Napoli, sul dipintodi François Gérard “L’incoronazione di Carlo X”, re di Francia, istoriato da Rossini nell’Opera “ Il Viaggio a Reims” e che ha coinvolto 36 giovani allievi della scuola di danza ASD Danzainsieme di Treviso.
Uno spettacolo accolto in modo entusiastico dal pubblico presente con richiesta di bis finale soddisfatto da una ironica ma sempre incantevole performance di Jessica Pratt, col gruppo dei solisti a farle da corona, sulle note di “Glitter and be gay” dall’opera comica Candide di Bernstein. Festante conclusione di una serata che sarà difficile dimenticare.
Elisa Di Salvatore